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Fertilità, buone pratiche e sensibilizzazione: parliamone con la dottoressa Sellitto

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Fertilità, buone pratiche e sensibilizzazione: parliamone con la dottoressa Sellitto

Il 22 settembre si celebra il Fertility Day, giornata nazionale dedicata all’informazione e alla formazione sulla fertilità umana. In un paese in cui, secondo le stime, oltre il 20% delle coppie in età potenzialmente fertile è afflitta da sterilità, risulta essenziale affrontare il tema fornendo indicazioni e spunti (tecnici e psicologici) a sostegno delle persone coinvolte. Per l’occasione, e data la centralità del tema, abbiamo intervistato la Dottoressa Carolina Sellitto, Dirigente Biologo presso il Presidio Ospedaliero di Marcianise e Responsabile del Laboratorio di Embriologia alla Fisiopatologia della Riproduzione.

Parlare di infertilità è ancora un tabù: lei come embriologa, scrittrice e divulgatrice cosa ne pensa?

"Ci troviamo davanti a due aspetti importanti e che, tra l’altro, sono in netta contraddizione. Da un lato c’è la paura che molti ancora provano davanti a tecnologie così avanzate e che sembrano quasi fantascientifiche. Da un altro lato c’è, invece, la necessità (proprio per questo) di incrementare la divulgazione in questo campo specifico, motivo per cui sono contenta di essere scesa in campo per parlare di embriologia con le persone comuni così che la conoscano, perché di embriologia e di tecniche di fecondazione assistita non sapevano proprio un bel niente. Così facendo, tutti coloro che mi conoscono e mi seguono si sono appassionati ad un campo tanto affascinante; mi ringraziano continuamente, mi vogliono proprio bene, ed è per questo che aumentano giorno dopo giorno di numero. Le coppie che sono entrate in PMA (Procreazione Medicamente Assistita) lo hanno fatto il più delle volte senza capire un bel niente di ciò che stavano facendo: stimolazione, pick up, FIVET e ICSI rimanevano per loro parole misteriose. Oggi, grazie al coraggio che ho avuto e che ho, andando su TikTok e Instagram possono invece essere al corrente di quello che stanno affrontando, recandosi in ospedale o in clinica con una maggiore serenità e con una coscienza e un bagaglio culturale che io gli ho dato postando video con pazienza e impegno."

Perché parla di coraggio?

"Perché i colleghi, soprattutto in Italia, sono molto prevenuti rispetto ai social. Specialmente nei confronti di TikTok: credono sia un luogo dove si balla."

Quando si intraprende un percorso di fecondazione assistita ci sono aspetti che a suo parere vengono sottovalutati?

"Mi piacciono molto queste domande, quindi la ringrazio perché mi danno la possibilità di essere di aiuto ancora di più. È necessario rendere partecipe la coppia su quello a cui andrà incontro, quindi il medico e il biologo non devono avere mai un atteggiamento distante. Invece, purtroppo, questo accade: è sbagliatissimo. È dettato da una mentalità antica che sarebbe il momento di cambiare. Un altro aspetto è quello dell’empatia e attiene alla sfera delle emozioni: una coppia che non riesce ancora (io aggiungo sempre questa parola: ancora) ad avere un bambino, è vulnerabile dal punto di vista emotivo. Bisogna accogliere la loro emotività ed è per questo che bisogna avere una certa dolcezza quando ci si rivolge a loro. Quello che io ripeto, e che ho detto anche in un famoso video andato virale, il paziente si chiama paziente non perché deve essere paziente con il medico, che talvolta ama essere burbero, ma deve essere paziente col problema che ha."

Alimentazione e fertilità: quali connessioni ci sono?

"A questa domanda vi rispondo come rispondo ai miei follower: l’alimentazione è connessa con la vita e bisogna pensarci fin dal momento dello svezzamento. Quindi all’inizio devono averne cura i nostri genitori per noi, poi ce ne occuperemo in prima persona. Un’alimentazione corretta è sicuramente una valida alleata per affrontare al meglio un percorso simile. Mangiare bene e condurre uno stile di vita sano offrono al nostro corpo delle buone condizioni di salute, così da garantire una buona percentuale di successo nella fecondazione assistita. A tal proposito, proprio in questi giorni uscirà su Amazon una mia pubblicazione su questo tema (io lo chiamo quaderno) intitolata “Come migliorare il proprio DNA: salute fertilità e bellezza”."

Lei è una divulgatrice a contatto diretto con le persone: quali paure vorrebbe maggiormente riuscire a far vincere alle coppie che hanno problemi di fertilità?

"Io vorrei che loro non rimanessero vittime e preda delle loro emozioni. Quello che gli dico sempre: robotizzatevi. Fate finta di essere un prodotto dell’intelligenza artificiale, perché quello che voi state affrontando è una battaglia e siccome dovete, anzi dobbiamo, puntare alla vittoria è necessario essere determinati, attenti e ben preparati. L’ansia e la preoccupazione sono paure che non aiutano ad andare verso la vittoria."

Lei è una Biologa, dall’etimologia della parola bios = vita e logos = discorso. Nella PMA la sua figura professionale è estremante importante e specializzata: come si rapporta con le coppie fuori dal laboratorio?

"Fuori dal laboratorio con le coppie mi rapporto allo stesso modo con cui mi rapporto all’interno del laboratorio in quei pochissimi momenti di incontro, generalmente prima del transfer. È quello il momento in cui parlo con loro dei risultati che ho avuto con i loro ovociti e i loro spermatozoi. Questa fase è importante e quindi la affronto con serietà nell’esporre le cose come stanno, mostro loro dei video che riprendono il percorso dell’ovocita dopo la fecondazione. Talvolta faccio delle vere e proprie mini- lezioni di biologia ed embriologia illustrando passo dopo passo le trasformazioni che subisce la cellula ovocita dal momento in cui è stata fecondata dallo spermatozoo. Con i pazienti ho sempre un atteggiamento coinvolgente, invitante e sereno. So essere sorridente, anche quando devo dare notizie non piacevoli, così da farmi sentire vicina, dalla loro parte. Perché è vero: io sono sempre e solo dalla loro parte, pronta ad esaudire il loro desiderio di avere un bambino."

È una professionista presente anche sui Social: da cosa nasce la volontà di attivare questa forma di divulgazione mediante una comunicazione diretta, quasi confidenziale, con la community?

"Sono stata sempre attenta a quello che accade intorno a me. Non soffro il passaggio tra una generazione e l’altra, so di appartenere alla mia epoca, le resto fedele nonostante il passare del tempo, ma sono pronta ad accogliere e cavalcare l’onda delle novità. Sono stata figlia ed ero contemporanea, sono stata madre ed ero contemporanea, sono nonna e sono contemporanea. Seguo i cambiamenti del tempo senza intervalli. Sono fermamente convinta che non bisogna rimanere fermi e lasciare le cose come erano quando siamo nati, ma adeguarci a come sono anche quando passano dieci anni, vent’anni, trent’anni, sessant’anni. Fa bene al cervello e il nostro cervello deve funzionare bene, sia per noi stessi che nel rispetto degli altri: diventa anche una questione di civiltà essere al meglio delle proprie possibilità. Pertanto, essendo Tik Tok il social di ultima generazione ho deciso di esplorarlo e, mentre molti continuano a giudicare, io come al solito ho deciso di non soffermarmi alle apparenze ma di capire. Entrata nel meccanismo della piattaforma, sono scesa in campo per comunicare con la community. Ho ottenuto da subito risultati veramente brillanti, certamente dovuti anche al mio carattere e alle esperienze di vita. Oltre ad essere una donna di scienza (sono stata una delle prime ad avere una trasmissione scientifica in diretta su Facebook in cui intervistavo scienziati, molti noti anche all’estero, offrendo a tutti il loro sapere), sono anche una scrittrice di romanzi e autrice teatrale. C’è un mio lavoro, As It Was, interpretato da Fabio Brescia e Adriano Fiorillo, che ha avuto un debutto straordinario a Napoli e adesso in giro per molte università; il 18 ottobre sarà all’università Partenope di Napoli. Parla di Ignazio Semmelweils, medico che per primo intuì la necessità di doversi lavare le mani prima di fare interventi chirurgici. Allora non erano stati scoperti ancora batteri e virus quindi i medici non capivano l’importanza dell’igiene personale e molte donne morivano di parto. La possibilità di dover scavare nelle emozioni e riportarle in scena mi ha aiutato a conoscere nell’intimità la gente.

Dott.ssa Claudia Brattini

Dott.ssa Claudia Brattini

All'esperienza di Farmacista ha affiancato quella della divulgazione scientifica nell'ambito della salute, approfondendo tematiche legate alla specializzazione in nutrizione e chimica degli alimenti. E' Giornalista e ha svolto un master di Comunicazione & Digital Marketing Sanitario, Giornalismo e Data Journalism.

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